Dunque, ieri a Napoli Pierluigi Bersani ha detto di fare attenzione: “Avere rapporti amichevoli con la comunicazione. Ma non essere subalterni e subordinati alla comunicazione. Dobbiamo andare più a fondo. Il mestiere della politica non è il mestiere della comunicazione. Ha delle parentele sì, ha delle vicinanze, ma è un’altra cosa. Teniamoci questa autonomia, lavoriamo più a fondo.”
Ora, io credo che il segretario del PD pensasse opportuno ricordare che la politica è in primo luogo progettualità, e solo successivamente pedagogia, proseletismo e marketing elettorale. E sono d’accordo con lui.
Se invece era un modo per dire che il duo Civati-Serracchiani e il solista Renzi fanno spettacolo mentre la politica è una cosa seria, beh, ha sbagliato. Avrebbe sbagliato perché in questo caso non si renderebbe conto che Il nostro tempo a Bologna lo scorso week-end e il Big Bang fiorentino ancora in corso sono un modo per coinvolgere cittadini, elettori, simpatizzanti e potenziali sostenitori del PD, avvicinandoli attraverso forme di comunicazione contemporanee e attuali. E siccome forma e sostanza tendono a coincidere, piuttosto che soffermarsi su questa retorica autonomia della politica dalla comunicazione, il segretario di un partito che da qui a 6-18 mesi tenterà di assumere la guida del paese dovrebbe dimostrare di prendere sul serio quei contributi, accogliendone alcuni stimoli.
Che – tatticamente – sarebbe anche un modo per tenere “dentro” un bel pezzo di cittadinanza attiva.